Epidurale: la mia esperienza

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In questo articolo non illustrerò nei dettagli di che si tratta, né parlerò dei pro e contro (lo farò più avanti).
Ma vi racconterò la mia esperienza, alla luce "del senno di poi...".

Come sapete, sono una psicoterapeuta. Ma forse non sapete che sono anche insegnante di Mindfulness, che, insieme all'ACT (Acceptance and Commitment Therapy) è un approccio psicologico molto utile nella gestione dello stress, delle emozioni e anche del dolore. 
Quindi, quando si parlava di parto-analgesia, epidurale, peridurale e come affrontare il dolore del travaglio, ho sempre sostenuto fiera e orgogliosa che non ne avrei fatto uso. Ero convinta di poter affrontare qualsiasi dolore, così come ormai da anni faccio con l'emicrania. Ho anche una caratteristica genetica che poteva andare in contrasto con questa pratica medica e, inoltre, non volevo rischiare alcuni effetti collaterali possibili.
Per tagliare la testa al toro, avrei voluto partorire nel Centro Nascita dell'ospedale, che non prevede l'utilizzo di medicinali per la gestione del dolore (per intenderci, anche se poi la chiedi, non te la fanno!). Purtroppo però, avendo problemi vari ed essendo classificata come "gravidanza a rischio", non era possibile partorire in quel centro. E poi, a dire la verità, anche io mi sentivo più sicura nel reparto tradizionale.

Comunque, ero così decisa a non fare richiesta per l'analgesia, che non volevo nemmeno andare a fare l'incontro informativo sull'Epidurale, che nella mia città è la condizione necessaria per poter ricevere l'approvazione per poterla poi chiedere al momento del bisogno.
Per fortuna, una vocina pignola ma saggia dentro la mia mente mi aveva fatto decidere di andarci, perché "informarsi fa sempre bene",  "non si sa mai" e "poi una volta che ho l'approvazione, non sono mica obbligata a farla".

Al momento di preparare il materiale per aprire la cartella in ospedale (cioè fare l'incontro in cui ci si accorda per essere presi in carico in quell'ospedale alcune settimane prima della data presunta del parto) avevo messo insieme tutti i referti delle visite, gli esami del sangue, certificati...insomma un bel faldone, ma non ero riuscita a trovare la dichiarazione di idoneità per fare l'Epidurale. E allora mi dissi: "Pazienza, tanto non la voglio fare e poi magari questo è un segno che faccio bene a non farla!"
La mattina dopo, a colloquio con il medico incaricato dell'apertura della cartella, scoprì che il foglio dell'epidurale era insieme agli altri documenti e quindi venne inserito e accettato come documento depositato. E io continuavo a pensare che non avrei fatto l'epidurale...

Poi, a quasi 2 settimane dal termine, fui ricoverata e iniziarono a indurmi il parto o a cercare di farlo in vari modi, che vi racconterò un'altra volta. Riassumo dicendo che passai 3 giorni e notti all'ospedale con contrazioni regolari e dolori vari. Mi impegnai così ad applicare il più possibile tutto quello che sapevo e insegnavo sulla gestione del dolore... solo allora, in certi momenti iniziai a pensare che forse non sarebbe stato sufficiente se i dolori fossero aumentati. 
La mattina precedente al giorno in cui avrei poi partorito, incontrai nei corridoi una ragazza che aveva fatto con me il corso pre-parto e che era stata ricoverata 3 giorni prima, come me. Ricordavo bene che anche lei condivideva le mie idee sull'epidurale, ma anche lei aveva fatto comunque l'incontro per ricevere il via libera a farla. Le chiesi, dato che aveva appena partorito, se poi effettivamente non l'aveva chiesta. L'espressione della sua faccia mi raggelò e le sue parole causarono un click nella mia mente. Per farla breve (e per non parlare troppo dei fatti suoi), i 3 giorni di dolore, zero sonno e la giornata di travaglio con l'induzione di ossitocina l'avevano ridotta talmente male che, se non avesse fatto l'epidurale, non sarebbe riuscita nemmeno ad affrontare la fase espulsiva e le spinte finali. 
Dato che anche io, come lei ero nella stessa situazione pensai che forse sarebbe stato saggio rivedere la mia posizione.

Nel frattempo, passò in reparto la mia ginecologa, che fra le varie cose mi consigliò anche lei di chiederla, perché con l'induzione le contrazioni sono più forti e il dolore aumenta, e quindi se il travaglio fosse andato per le lunghe, poi non avrei avuto le forze per il momento clou.
Quel giorno, sotto l'acqua scrosciante della doccia dell'ospedale, in preda ai dolori, pensai che effettivamente il mio piano di non richiedere l'analgesia non aveva preso in considerazione un travaglio e un parto diversi da quello più semplice, veloce e naturale. Della serie: "sono a casa, mi si rompono le acque, corriamo in ospedale, mi portano subito in sala parto, 2 ore di travaglio, un quarto d'ora di spinte (al massimo) e il gioco è fatto!". Effettivamente non stava andando proprio così... era sabato, ero ricoverata da giovedì e non ne potevo più.. e il travaglio vero e proprio doveva ancora iniziare!

Quando il sabato sera alle 19:00 entrai in sala parto e mi dissero che mi avrebbero indotto il parto con l'ossitocina, di nuovo nella mia mente ci fu un click, e ricordando le parole della mia compagna di avventure e della mia ginecologa, informai subito le ostetriche che controllassero l'idoneità per l'epidurale e che tenessero pronto l'anestesista perché ero decisamente favorevole a farla!!!!
Dopo 9 ore di travaglio in sala parto e l'avvicinarsi della fase espulsiva, ricordo di aver pregato le ostetriche di chiamare l'anestesita e di muoversi perché le contrazioni erano così vicine che avevo paura non riuscissero a farmela. Infatti, hanno rischiato di non fare in tempo e comunque sono riusciti a darmi solo una piccola dose di prova. Ma davvero ragazze, per fortuna che almeno quella piccola dose c'era!
Vi assicuro che se non avessi fatto l'incontro per l'idoneità e se non avessi poi chiesto in tempo all'anestista di farmi l'analgesia, sarei ancora qui a maledirmi e darmi dell'imbecille!
Non era poi tanto una questione di non sopportare il dolore, ma era più una questione di resistenza.. 12 ore di travaglio (e i giorni in ospedale) mi avevano ridotta malino.

Tutto questo papiro per dire a chi pensa di non farla e di non richiedere nemmeno l'idoneità, "Mai dire mai!". Le cose potrebbero prendere una piega diversa da quella che ti aspettavi e le tue idee, conoscenze e risorse potrebbero venire a mancare nel momento del bisogno o non essere sufficienti.
Non è una questione di vigliaccheria, di minor valore o di scarsa forza di volontà, chiedere la parto-analgesia, come chiedere aiuto, non è una debolezza, ma un atto di coraggio!

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