Time out o time in?

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Probabilmente avrete letto articoli o visto programmi tv nei quali si incoraggia l'uso del "time-out", preso in prestito dal mondo sportivo, come metodo per trattare i comportamenti indesiderati e fuori dalle righe dei bambini.
Semplificando, si tratta di allontanare temporaneamente il bambino che avrebbe commesso il misfatto e lasciarlo da solo in silenzio vari minuti (in base all'età e alla gravità), in modo che rifletta sul suo comportamento e capisca che ha sbagliato.
Se ricordate le classiche affermazioni dei nostri genitori, nonni o insegnanti: "Siediti in quell'angolo!" o "Mettiti dietro la lavagna!" erano e sono forme di "time-out".

Se state mentalmente iniziando a prendere nota e confidate che possa essere un metodo adatto per educare vostro figlio, vi fermo subito! Voglio invece avvisarvi: il time-out non funziona o se funziona a breve termine, non è funzionale né salutare a lungo termine..

Quando non funziona: il bambino invece di calmarsi, si arrabbia maggiormente e aumenta il comportamento per il quale lo si è messo in time out.

Se sembra che funzioni: il bambino smette di agitarsi, ma non è detto che abbia "imparato". Spesso si può sentire escluso, abbandonato, trascurato e addirittura sbagliato.

Infatti, il problema è che spesso il time-out può essere utilizzato dai genitori e/o compreso dai bambini come una punizione, un castigo che si merita per i capricci che ha fatto.
Ma in realtà, i bambini piccoli che ancora non parlano (o non parlano bene) esprimono il loro disagio e la loro sofferenza piangendo e urlando o con comportamenti incontrollati.

Quindi non ha senso chiamarli capricci o pensare che facciano apposta e che quindi sia nostro compito impartirgli una lezione! Al contrario, quando si comportano così spesso è perché si sentono incompresi, ignorati o frenati dai primi limiti che incontrano. E non sanno come gestire la frustrazione e il disagio che provano. Quindi il nostro intervento è fondamentale per aiutarli  a calmarsi e a gestire queste emozioni. Non lo si può fare certo lasciandoli da soli e facendoli sentire abbandonati, sbagliati ecc..
Quando tuo figlio esprime questo tipo di emozioni o è fuori controllo, prenditi un momento per stare con lui e aiutarlo a rimettersi in sesto!

Il time-in è molto più efficace a breve e lungo termine.
Si tratta di una pausa inclusiva, un breve periodo di tempo che passiamo con il bambino
quando ha un comportamento che potrebbe apparire come qualcosa di fatto apposta, ma in realtà spesso è un problema di necessità di riconnettersi e gestire le emozioni sovrastanti in modo sicuro. Riusciamo così più probabilmente a calmarlo prima che con un time-out, ma soprattutto gli stiamo facendo il grande dono di sentirsi ascoltato, compreso, supportato e importante per noi anche quando soffre e non si comporta come noi vorremmo. A lungo termine, poi gli stiamo insegnando a gestire le emozioni difficili e le situazioni ambivalenti. Quest'ultima sarà una grande risorsa per quando, da adolescente e poi da adulto, si troverà a gestire difficoltà e conflitti più complessi e dolorosi.

Prima di cominciare un time-in assicurati di essere abbastanza calmo per essere sensibile ai bisogni di tuo figlio e aiutarlo a sentirsi sicuro.
Se sei troppo in preda alle emozioni anche tu, non può funzionare perché tuo figlio si agita quando tu ti agiti. Quindi se hai bisogno di alleviare le tue emozioni, prova a fermarti un attimo, fai qualche respiro lento e profondo e si comprensiva in primis con te stessa, anche tu stai soffrendo a vedere tuo figlio così.
Potresti dire a tuo figlio che hai bisogno di dieci secondi di tempo per calmarti. In questo modo gli stai già mostrando che può capitare di agitarsi, se succede anche alla mamma, e gli stai insegnando con l'esempio che se ci si prende un attimo di tempo è possibile e più facile calmarsi.

Come si fa un TIME-IN

. • Scegli un posto per fare il time-in con tuo figlio. È meglio che sia un posto neutro, come una sedia o un cuscino che può essere spostato per non disturbare altri membri della famiglia. • Il posto del time-in è dove tu e tuo figlio potete sedervi e vedere le emozioni che cominciano a cambiare.

• Invita tuo figlio in questo posto. (Se è emotivamente fuori controllo e rappresenta un pericolo per gli altri, potrebbe avere bisogno di aiuto fisico per arrivarci).

• Mantieni un tono di voce fermo, ma comprensivo, caldo, rassicurante e gentile.

• Guarda tuo figlio da vicino. Magari siediti o chinati alla sua altezza. Osserva il suo comportamento. Cerca di capire il significato e i sentimenti dietro al suo comportamento. Che cosa sta veramente accadendo?

•   Se te lo consente (magari puoi chiedergli il permesso) accarezzalo, abbraccialo o tienigli la mano. Questo gli farà sentire la tua presenza e il tuo affetto, nonostante e soprattutto nella situazione difficile. Il time-in consente ai sentimenti di tuo figlio di essere sentiti e accettati. Gli dimostra che sei desideroso di aiutarlo e che il tuo amore significa che accogli e accetti le sue emozioni, anche quelle difficili.

• Rimani al comando della situazione e in connessione con tuo figlio in modo empatico. Rimani presente e sensibile. Questo ha un effetto calmante sui bambini piccoli. Ci può volere un po’ di tempo prima che il bambino si calmi se è sopraffatto dalle proprie emozioni.

• Quando si sarà abbastanza calmato, aiutalo a descrivere i propri sentimenti. Puoi dire: “Sembra che tu abbia difficoltà con questo…” o “Questo sembra essere difficile per te; sei arrabbiato, impaurito, triste?”. Aspetta la risposta. Ascolta bene. Riconosci e accetta la risposta (o la mancanza di risposta): "Capisco che tu ti sia sentito così..", "Dev'essere stato difficile per te"

• Poi parla dei tuoi sentimenti. Usa frasi come: "Anche a me capita, e quando hai fatto questo e quello, io mi sono sentito (nome dell’emozione) crescermi dentro”. Non aspettarti una scusa, comunica solo i tuoi sentimenti come un dato di fatto, senza tono accusatorio.

• Quando tuo figlio è connesso e abbastanza calmo chiedigli: "Va un po' meglio ora? E' passata o almeno diminuita la rabbia/paura/tristezza, ecc?", "Le emozioni a volte sono forti, ma se ci fermiamo un attimo, pian piano diminuiscono e poi passano, come le onde del mare.

•  Chiedigli se adesso se la sente di fare qualcosa che gli va di fare o semplicemente proseguire come sempre con i programmi della giornata (tempo di andare a letto, o di andare a scuola, o di mangiare ecc.).

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