“Basta capricci!” – quale disciplina?

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Nell'articolo "viziare o non viziare" abbiamo già esplorato i bisogni fondamentali di un bambino e forse avete compreso la necessità per vostro figlio di sentire la vostra vicinanza e protezione e le conseguenze dei comportamenti volti a "non viziare".
Magari anche voi siete mamme che, ai limiti della propria sopravvivenza, accolgono i bisogni di vicinanza e protezione dei figli e lo dimostrano concretamente con coccole, carezze, baci, abbracci o tenendo il proprio figlio in braccio, in fascia/marsupio, nel lettone o nella propria camera, con allattamento "prolungato" ecc..

Ma cosa succede quando vostro figlio si rifiuta di fare qualcosa e piange o urla senza "obbedirvi"?
Se siete mamme (e papà) normali credo che almeno ogni tanto perderete la pazienza, vi arrabbierete e penserete che vostro figlio stia facendo i capricci… e magari alzerete la voce (più o meno intenzionalmente) e cercherete di impartirgli una disciplina.

Ecco.. la disciplina che significa? Tranquille, non è in arrivo una noiosa lezione…
La scienza attuale sostiene che non esistano i capricci, così come non esistono i vizi (almeno nei primi anni di vita).
Di nuovo, siamo davanti a manifestazioni esteriori di disagio interiore, espressione di bisogni e richieste d'aiuto.
Ogni comportamento "fuori dalle righe" di nostro figlio ha alla base una sofferenza. E anche quando diventano più grandi e magari vi sfidano, vi mettono alla prova volontariamente, comunque stanno vivendo un disagio.
Quindi, sicuramente è importante capire quale sia la causa di questa sofferenza… ma non è la prima cosa da fare e non sempre è possibile (soprattutto con i neonati o bambini che non parlano o non sanno spiegare perché stanno male).

Allora cosa possiamo fare? Come è più utile reagire in questi casi?
Qualsiasi sia la causa della crisi, il primo bisogno del bambino è essere accolto, ascoltato, consolato e calmato. Con gentilezza, affetto e comprensione.
E non vi porto studi scientifici a sostegno di questa teoria, perché potete trovare le prove della validità, voi stessi, ora! Quando state male, fisicamente e/o emotivamente, quando siete arrabbiati, tristi, disperati.. Come vorreste essere trattati? Pensateci davvero per qualche istante, magari anche ricordando un esperienza recente in cui vi siete sentiti così, magari proprio con i nostri figli, al lavoro o nella coppia… Immaginate di esservi confidati e aver cercato conforto in un'amica, nel partner ecc.. Come vi sentireste se quella persona, come prima cosa, si mettesse a discutere con voi dicendo che siete esagerati e che non c'è motivo di sentirsi così? O se cambiasse subito discorso, cercando di distrarvi? E se addirittura vi criticasse dicendo che avreste dovuto fare diversamente ed è colpa vostra se vi trovate in quella situazione e che adesso dovete arrangiarvi?

Fermatevi un attimo a notare che sensazioni provate anche solo a immaginare di essere trattati così quando state male e cercate conforto. 
Vi irrigidite? Vi arrabbiate? Vi viene da piangere? Sicuramente non vi sentite accolti, ascoltati e accettati, vero? Non solo non vi conforta, ma potreste stare perfino peggio.

Ecco.. Questo è quello che prova un bambino che piange o è arrabbiato o manifesta un qualsiasi comportamento che noi consideriamo scorretto, quando noi genitori reagiamo dicendogli: "Smettila di lagnarti che non è successo niente", "Basta piangere che fai arrabbiare la mamma", "Il papà ti aveva avvisato che ti saresti fatto male, così impari!", "Questo non è il momento per le scenate, smettila e fai quello che ti ho detto!", "Adesso piantala, non ne posso più di te!", "Non fare il bambino cattivo, sennò la mamma non ti vuole più bene" o anche "Non piangere, guarda questo giochino" , "Se smetti di fare i capricci ti faccio vedere i cartoni/ti do un biscotto/gelato ecc..)
Se siete una mamma o un papà normali, avrete sicuramente detto una o più di queste cose! Oppure vi sarà capitato di ignorare il pianto di vostro figlio o di sbuffare, guardarlo male. Tranquilli, è capitato anche a me: quando mio figlio di 6 mesi ringhiava arrabbiato per chissà cosa, o buttava il cibo per terra a 8 mesi o si alzava in piedi sul fasciatoio urlando come un disperato a 10 mesi, ecc....
Ma tutte le volte che avete reagito come sopra, come ha risposto vostro figlio? Ha smesso di piangere, si è tranquillizzato ed è tornato sereno? O il più delle volte, il pianto, le urla e il comportamento "negativo" è aumentato, così come il vostro sconforto e la vostra rabbia, e la situazione è peggiorata e magari anche proprio degenerata?

Magari in quei casi abbiamo anche pensato che nostro figlio sia davvero difficile, lagnoso, con un brutto carattere o che lo faccia apposta e che quindi merita una lezione, una punizione ecc..
E se invece fosse che la nostra risposta non era adeguata alla sua richiesta? Se fosse che il nostro modo di risolvere la sua crisi, il suo "capriccio", la sua" scenata" semplicemente non funziona?
E se fosse che il bambino aveva "semplicemente"  bisogno come prima cosa di una abbraccio, una carezza, uno sguardo dolce e parole comprensive e gentili?
Ammettiamolo, anche a noi spesso basterebbe un sorriso, un atteggiamento accogliente e frasi consolanti (ma non sdrammatizzanti, minimizzanti ecc..) e solo dopo che ci siamo calmati possiamo essere interessati a possibili soluzioni o eventuali proposte, suggerimenti (detti anche critiche costruttive).

VENIAMO ALLE DOMANDE CHE SICURAMENTE VI STARANNO PASSANDO PER LA MENTE:

  1. "Ok sono d'accordo con il concetto teorico, ma come fare concretamente?"
    > Comunichiamo accoglienza e comprensione, ma non solo con le parole:
  • Gesti: con qualsiasi gesto di vicinanza e affetto (carezze, baci,  abbassandoci alla sua altezza o prenderlo in braccio, ecc..)
  • Espressione del viso: inizialmente in sintonia con l'emozione del bimbo. Per es. possiamo fare anche noi una faccia triste o corrugare la fronte per qualche secondo, per rispecchiarlo, per farlo sentire compreso. E poi espressioni comprensive e dolci, lo sguardo attento.
  • Parole: mettiti nei suoi panni: cosa pensi che un bambino spaventato, arrabbiato ecc.. vorrebbe sentirsi dire? Prova con "Sei arrabbiato/triste/spaventato?", "capisco che tu non voglia vestirti" "Anche alla mamma a volte non piace prendere le medicine" , "Sembra proprio che tu oggi faccia fatica a mangiare/dormire/ecc",  "Dev'essere difficile per te oggi fare…"

2. "Quando siamo stanchi, stressati da altro ecc.. O quando abbiamo fretta, non è meglio tagliare corto e dirgli di smetterla e poi ci penseremo dopo?"

  • In realtà è comunque più costoso per noi, perché se nostro figlio aumenta la protesta e si mette "di traverso" noi ci mettiamo più tempo a fargli fare quello che vogliamo
  • Anche noi diventiamo di cattivo umore
  • Invalidiamo il bambino, anche se non è nostra intenzione: potrebbe sentirsi sbagliato, rifiutato, ecc..
  • E potrebbe crearsi anche una piccola ferita nella relazione con noi.

3. "Se ci scappa la pazienza e alziamo la voce, lo sgridiamo o se lo lasciamo piangere un po'?"
Sicuramente è normale, può capitare! L'importante è che non sia frequente, che non sia il modo in cui reagiamo solitamente alle sue crisi e alle sue richieste.
E ancora più importante è ricucire subito, magari con un abbraccio, una carezza e chiedendo scusa, e dicendo frasi tipo:

  • La mamma ha perso la pazienza, era stanca e si era arrabbiata, può capitare ma ora le è passato,..
  • Non è colpa tua, non sono arrabbiata con te
  • Scusami, non era mia intenzione spaventarti, sgridarti, ecc..
  • Ti voglio bene ecc..

4. "Così non rischiamo di risultare troppo deboli, permissive e di viziarli?"
Entrare in sintonia con nostro figlio e rispondere ai suoi bisogni di cura, coccole, accudimento ecc.. non ha niente a che vedere con l'essere permissivi e crescere un bambino viziato, anzi! (Se non l'hai già fatto, leggi l'articolo relativo al viziare)
Ovviamente ci sono situazioni che richiedono atteggiamenti più fermi e decisi… i famosi limiti, ma quando tuo figlio è in crisi è fondamentale che si senta ascoltato, capito e amato, nonostante abbia perso il controllo delle sue emozioni e del suo comportamento. Quindi non ci vedrà deboli, ma presenti, attente e amorevoli, persone su cui poter sempre contare.

NB: Se vi accorgete di perdere spesso la pazienza e reagire arrabbiandovi quando vostro figlio piange o richiede la vostra attenzione, non siete delle cattive madri.. Ma magari siete molto stanche, stressate, sopraffatte, al limite. Allora forse è il caso che chiediate un aiuto ai familiari e -perchè no?- una consulenza psicologica (in molte regioni al Consultorio Familiare è gratuita per le neo-mamme).

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